10000 passi. Il "Capiamo-dove-sono" day
Che giornata! Avevo deciso di camminare. 10000 passi al giorno… Manco avessi 60 anni! Ebbene ho camminato. All’inizio ad un ritmo bello sostenuto. Uscito di casa sono andato a fare un po’ di spesa. Qui intorno è pieno di supermercati di ogni tipo. Per fortuna sono entrato in quello che vende un po’ di tutto. Mi è bastato metterci piede per sentirmi di colpo a casa. Brutto segno! Enorme nel suo essere un piccolo supermercato. Di ogni cosa, mille scelte. Fai un metro, due tre e ti orienti verso la più semplice, regular come dicono qua. E ritrovi i tuo vecchi cari cornflakes o la coca cola che hai sempre bevuto non quella senza caffeina, a bassi carboidrati, con aggiunta di vaniglia!
Sistema tutto a casa e parti via per la tua avventura a piedi.
Ho cominciato a camminare verso sud. Verso le Nazioni Unite. Il mio ufficio pare sia da quelle parti. Bello il palazzo di vetro! Tutta l’area e i suoi dintorni mi ricordano parecchio la zona di Ginevra dove si trovano tutti i palazzi delle UN. Gente incravattata che gira con fogli in mano, gruppi di giovani pronti a fare visite guidate. Bello, ma lontano, come dire, staccato dal resto della città, dal resto del mondo…
Ritorno verso la 5th avenue e scendo verso midtown. Continuo a camminare con il mio ipod alle orecchie. Ascolto di tutto, in special modo gli Mp3 della mia amica Anna. Ascoltare la sua musica mi fa sentire a posto, in armonia con me stesso perché è come se un pezzo di lei fosse ancora con me, anche qui. Metto l’esecuzione casuale, lascio che sia il caso a decidere che canzone Anna voglia farmi ascoltare mentre mi avvicino al Chrisler Building con la sua punta di metallo e le aquile che spuntano sui lati, viste in tante foto, in tanti file. “il mare d’inverno”.
I minuti passano veloci tra una canzone e l’altra tra una serie di 100 passi e la fermata obbligata al semaforo. È un ritmo costante. Cammini e ti fermi, cammini e ti fermi. Non ho ancora capito a che velocità ci si deve coordinare per beccare l’ “onda verde”. E così per un bel po’. Fino alla NYU, a Washington Square Park. Entro. Una specie di piazzetta a semicerchio con tavoli da scacchi. Lampioni alti con in cima strani paralumi colorati si accenderanno stasera per dare luce a quei giocatori che già dal primo pomeriggio stanno cercando la mossa giusta da fare. Gente intorno osserva divertita ma in rispettoso silenzio. Procedo un po’ al centro del parco. Gente seduta, un paio di ragazzi mi offrono dell’hashish. “No thanks”, rispondo un po’ impaurito. Poi riflettendo mi chiedo: “perché aver paura? Quanto volte ti è successo a Milano e non ti sei sentito minacciato!?!” Essere fuori, lontano, solo in questo posto ti rende un po’ fragile, timoroso. Semplicemente non sai come si fa. Non sai come vanno le cose, come si chiede un caffè, un giornale. Come si fa capire a un pusher che del fumo non ti interessa. Ecco perché in 6 ore di passeggiata non mi sono mai fermato. Ecco perché non riuscivo a capire dove stavo andando e come avrei fatto a comprare qualcosa per dissetarmi. Ecco perché ho preferito continuare a spingermi a sud cercando prima di tutto di capire dove stavo, dove ero capitato, senza fermarmi, senza parlare con nessuno, con la mia musica nelle orecchie, circondato dal mondo in movimento.
6 Comments:
e poi? Have you found your way back easily and how long did it take you to get back? Don't you usually take a map with you? I like your writing I'll follow you everyday.Love da chi ti rompe sempre.
ciao Lo, finalmente un po' di pace in ufficio per scriverti due righe. Di', ma ci hai fatto caso che a ny i marciapiedi sono puliti? che effetto fa camminare a naso in su senza rischiare di stampare il logo delle scarpe su una bella cacca canina?? che tutto sommato se fossero nike o altra simil-corporation non ci starebbe poi cosi' male... dai, sei appena arrivato, mi freno! senti, se vai a vedere friedlander al moma non dimenticarti una cartolina per il mio 'fantastico' citi-cubicolo. a proposito, come cosa ci fa la macchinina sul soffitto, illumina il tavolo coi fari no? se non lo fa gia' io ci farei un pensiero, poi le vendiamo in qualche galleria qui in brera. e' tardi, vado da claudio a comprarmi un bell'italian-susci. ahh, quello scommetto che a ny non ce l'hai! aspetto le foto, baci
bello il post, lò....
io qui reduce dall'ultima sguazzata nel mio stretto. panico pre-valigia, panico pre-stage, panico pre-ignoto.sarà l'ovulazione....
sarà che, in fondo, ci piace così. and it's a little bit ironic, dont'you think....
la_cicciona
accetto l'invito a leggere il tuo blog lanciato sulla rete qui dalla spiagge della tua città
Ciao Lore!!!
Che bello il tuo blog!!! Sono contenta di vedere che il percorso si socializzazione alla Grande Mela proceda. Sei la mia avanguardia e quindi ti seguirò assiduamente. Sai, sei davvero coraggioso a spararti nell'universo americano dopo 7 mesi di Urbino...
N.Y. è una città che lascia con il fiato sospeso, la si ama o la si odia, ma non lascia mai indifferenti. Tutto è estremamente scintillante o assolutamente laido. I tuoi messaggini notturni mi faranno compagnia e mi prepareranno alla vita nell'altra metà della Terra!!!
Un bacione, continua a farci da cantastorie del continente americano!
Stellabianca78
In bocca al lupo Lore!
Mi raccomando...tu sei la mia avnguardia all'Ansa.....
salutami la grande mela....
Iac
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